Questi signori fanno una scelta, che è quella di rischiare la vita,
ognuno avrà le sue ragioni, ma i rischi conseguenti sono alti.
Dati questi presupposti l’errore quindi l’incidente è parte del gioco, a mio parere, il problema risiede nel fatto che, spesso l’approccio al motociclismo è troppo spensierato.
Dimenticarsi della fallibilità dell’essere umano e delle possibili conseguenze appare utopistico.
Si mettono nel cassetto i rischi, questo forse anche a causa di uno scarsa propensione alla sicurezza, che si riflette in un utilizzo scarso dell’abbigliamento tecnico del motociclista stradale, ma sto divagando.
Tornando al discorso principale, a livello numerico il quantitativo di decessi/infortuni gravi durante le gare, negli ultimi anni è basso rispetto al passato e per dirla con Agostini, ai suoi tempi una domenica ogni due si andava a un funerale.
Basta ricordare che il TT era tappa del mondiale.
L’innovazione tecnologica non porta maggiori rischi, semplicemente sposta in alto l’asticella e la rende sempre più difficile da raggiungere.
E per quanto riguarda l’aumento di potenza e riduzione di peso rispetto al passato è ininfluente, in quanto incidenti gravi o gravissimi ci sono anche nelle categorie minori.
Le quali, data la loro scarsa importanza, mietono vittime meno illustri, apparentemente.
Basta pensare all’impatto mediatico dei vari accadimenti.
Mi rendo conto che il discorso sviluppato risulta molto cinico, ma ho voluto solamente attenermi a fatti e non a supposizioni.
saluti
Dario Calloni